Di Grace Gioia
Una scogliera mozzafiato, un sito UNESCO, un luogo che incanta e che va protetto. Ma in questi giorni di piena estate la Scala dei Turchi è diventata teatro di una polemica rovente. E al centro del ciclone c’è lei: Clizia Incorvaia, influencer e volto noto del gossip italiano, accusata di aver fatto chiudere l’accesso ai turisti per girare un video patinato in solitaria.
Clizia ha pubblicato sui suoi social un video girato con droni e fotografi professionisti: lei, in costume da bagno, posa tra le curve candide della marna bianca, senza un’anima viva sullo sfondo. Un’immagine da cartolina, certo, ma che ha fatto infuriare centinaia di turisti. “Siamo venuti da lontano, abbiamo speso soldi, e ci hanno sbarrato l’ingresso!” si legge tra i commenti indignati.
Le testimonianze parlano chiaro: martedì scorso, dalle 8 alle 14, la Scala dei Turchi sarebbe stata interdetta al pubblico. E tutto per permettere a Clizia Incorvaia di girare il suo contenuto social. “Ma chi è lei per avere un trattamento di favore?” tuonano i visitatori, che si sono visti negare l’accesso a uno dei luoghi più iconici della Sicilia.
Incorvaia ha risposto alle critiche con un post su Instagram: “Non hanno chiuso la Scala per me, c’erano altre persone quel giorno che non abbiamo inquadrato”. Ma la sua giustificazione non ha convinto. Il silenzio irreale del video, l’assenza di altri visitatori, e la scelta di condividere un momento così esclusivo in un luogo pubblico e fragile, hanno alimentato il sospetto di favoritismi e privilegi.
La Scala dei Turchi non è solo una bellezza naturale: è un patrimonio da tutelare. E proprio per questo, l’accesso è regolamentato, contingentato e a pagamento. Ma quando le regole sembrano piegarsi davanti alla notorietà, il messaggio che passa è devastante: chi è famoso può tutto, chi è comune deve aspettare dietro le transenne.
Questa non è solo una polemica social. È il riflesso di una società che fatica a bilanciare equità e visibilità. E mentre Clizia Incorvaia si gode i like e le visualizzazioni, centinaia di turisti si chiedono: “Vale davvero la pena sacrificare l’accesso pubblico per un video su Instagram?”