Un blitz clamoroso ha scosso Palermo questa mattina, con l’esecuzione di ben 183 ordinanze di custodia cautelare da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo del Comando Provinciale. L’operazione, che ha coinvolto decine di agenti e ha visto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), ha mirato a smantellare le nuove alleanze mafiose che, nonostante le dure perdite degli ultimi anni, continuano a esercitare un controllo capillare sulla città.
Tra gli arrestati figurano alcuni dei nomi storici della criminalità palermitana, tra cui il temuto boss di Porta Nuova, Tommaso Lo Presti, tornato in carcere dopo la sua scarcerazione per fine pena. Lo Presti, che aveva festeggiato il suo matrimonio d’argento a San Domenico, il luogo simbolo della lotta alla mafia, dove è sepolto Giovanni Falcone, è stato nuovamente arrestato per associazione mafiosa e traffico di droga. La sua presenza, proprio in un luogo così simbolico, aveva suscitato indignazione, confermando l’arroganza di chi, anche dopo anni di detenzione, cerca di mantenere il controllo delle operazioni mafiose.
Tra gli altri arrestati figura anche Francolino Spadaro, altro nome di rilievo nel panorama mafioso palermitano, coinvolto in estorsioni e traffici illeciti. L’operazione ha colpito duramente i clan che, nonostante le operazioni di polizia degli ultimi anni, cercavano di ricompattarsi nell’ombra, mantenendo saldamente il controllo delle zone cruciali della città.
“Questa operazione è una risposta forte a chi pensa che la mafia possa ancora crescere e prosperare senza il clamore delle grandi inchieste. Oggi abbiamo colpito al cuore le forze che, con silenzio e determinazione, continuano a condizionare la vita dei palermitani”, ha dichiarato il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi.
L’inchiesta ha coinvolto un lungo lavoro investigativo che ha permesso di ricostruire le dinamiche di un’organizzazione che non si è mai fermata, nonostante la pressione delle forze dell’ordine. Le indagini, che hanno incluso intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno svelato una rete di connessioni tra vecchi e nuovi boss, pronti a riprendersi le redini delle attività illecite che controllano da decenni.
L’operazione di oggi si inserisce in un quadro di crescente collaborazione tra le forze di polizia e la magistratura, e dimostra l’impegno costante per liberare la città dalla morsa della criminalità organizzata. Ma le autorità avvertono che, purtroppo, la mafia rimane un fenomeno radicato e complesso, che non scomparirà con una singola operazione.
“La lotta è lunga, ma oggi possiamo dire di aver dato un colpo decisivo a chi pensava di poter agire nell’ombra. Palermo non è e non sarà mai una città che si piega alla mafia”, ha dichiarato il questore Marco Vannini, facendo eco al messaggio di speranza e determinazione che ha accompagnato l’intero intervento.
Con l’esito di questa maxi-retata, Palermo ha ricevuto una nuova spinta nella lotta contro la mafia, ma le forze dell’ordine restano vigili, consapevoli che la sfida non è ancora vinta.