Siamo già a metà febbraio del 2025, e Agrigento continua a non mostrare i segni di una vera Capitale Italiana della Cultura.
Nonostante il cambio alla presidenza del CdA della Fondazione, con l’arrivo dell’ex prefetto Maria Teresa Cucinotta, la tanto attesa svolta nelle attività culturali e organizzative non si è concretizzata.
Si sperava che la nuova guida potesse dare un’accelerazione decisiva, trasformando il titolo in eventi e iniziative fruibili dai cittadini e dai turisti.
Tuttavia, tutto appare fermo.
Gli avvisi pubblici per il reclutamento del personale sono stati emanati, i colloqui e le prove di selezione si sono svolti, ma delle assunzioni non vi è traccia, con le inevitabili ripercussioni sul funzionamento della macchina amministrativa.
Ma il vero fallimento del progetto sta nell’incapacità di aver colto questa occasione per migliorare concretamente la città.
Nulla è stato fatto per riqualificare i quartieri, migliorare le strade, recuperare opere incompiute come il Parco dell’Addolorata (Icori) o il parcheggio pluripiano di Piazzale Rosselli, rinnovare l’arredo urbano o semplicemente ripulire Agrigento.
L’impietoso paragone con Gorizia, Capitale Europea della Cultura, è sotto gli occhi di tutti: lì sono attivi oltre 60 cantieri per migliorare la città, qui nemmeno uno.
Il tempo scorre inesorabile, e con soli dieci mesi e mezzo alla fine del 2025, Agrigento rischia di trasformare una straordinaria opportunità in un’occasione irrimediabilmente persa.