Il vescovo Antonino Raspanti: “Immigrati, poveri, carcerati e pace: ha fatto sentire la voce del Vangelo ai margini del mondo”
In una Cattedrale raccolta nel silenzio della preghiera, si è celebrata, martedì 22 aprile, la Santa Messa in suffragio di Papa Francesco, che ha reso l’anima a Dio il giorno seguente alla Pasqua.
La liturgia è stata presieduta dal vescovo di Acireale e presidente della CESi, Mons. Antonino Raspanti, e concelebrata dal Cardinale Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo, e da numerosi presbiteri della diocesi. Presente anche la Comunità del Seminario Vescovile.
Un momento di intensa partecipazione, nella quale la comunità ecclesiale si è stretta attorno alla memoria del Pontefice, rendendo grazie per il suo fecondo ministero petrino.
Nel corso dell’omelia, il vescovo Raspanti ha tracciato un profilo umano e spirituale di Papa Francesco, sottolineando come egli abbia vissuto la sofferenza degli ultimi tempi offrendola interamente a Dio, per il bene della Chiesa e dell’intera umanità.
“Il Signore – ha affermato – ha accolto questo dono proprio a Pasqua, quando il sepolcro è vuoto e la vita vince la morte”.
Raspanti ha evidenziato come Papa Francesco abbia saputo attualizzare la Parola di Dio con linguaggi nuovi, incarnandola nelle situazioni più drammatiche dell’umanità e traducendola in gesti concreti di misericordia verso immigrati, carcerati, poveri e scartati.
“Uomo semplice e figlio di emigrati – ha detto – ha vissuto il distacco con il passato aprendosi alla novità. Per questo motivo è riuscito a ridare freschezza e purezza alla Chiesa, Sposa di Cristo”.
Con voce commossa, il vescovo ha ricordato come il Papa “ci ha spinti ad essere missionari, a uscire verso le periferie, a farci prossimi a ogni umanità ferita”.
“Oggi – ha aggiunto – il Santo Padre contempla il volto di Dio, non più sacramentalmente, e può finalmente comprendere il mistero del dolore che tante volte ha condiviso: le guerre, le ingiustizie, gli immigrati inghiottiti dal mare”.
“Papa Francesco – ha concluso – ci ha lasciato un’eredità grande, che ora siamo chiamati a portare avanti. Dal cielo continuerà la sua missione, facendo sentire la sua presenza accanto a chi è dimenticato, a chi non ha voce, a chi vive ai margini”.