Negli ultimi giorni che precedono il voto, mentre le ultime parole si disperdono nell’aria, resta una sola voce che merita ascolto: quella della coscienza. Le elezioni provinciali di secondo livello non sono solo un rito istituzionale, ma un banco di prova per l’autonomia, la dignità e la responsabilità della politica locale.
Troppo spesso, anche in queste ore decisive, si è parlato di indicazioni imposte, di nomi calati dall’alto, di logiche che nulla hanno a che vedere con i reali bisogni dei territori. Il rischio è che l’urna si trasformi in un semplice passaggio formale per ratificare decisioni prese altrove, lontano dai problemi e dalle speranze di chi vive ogni giorno la provincia.
Eppure, sindaci e consiglieri comunali hanno oggi l’opportunità – e il dovere – di scegliere con onestà intellettuale, seguendo i propri valori, i propri principi, e soprattutto il bene della comunità. Nel segreto dell’urna nessuno può obbligare o condizionare: lì c’è solo l’individuo con la propria responsabilità, con la propria storia, e con la possibilità di imprimere una svolta diversa.
È il momento di un sussulto d’orgoglio. Di dire no a schemi consolidati, a logiche di scambio, a pressioni più o meno esplicite. È il momento di ricordare che la politica, quando è fatta con passione e coerenza, può ancora essere servizio e visione.
Ed è ciò che chiedono a gran voce anche i cittadini, esautorati dal diritto di voto da una legge obbrobrio che ha tolto loro la possibilità di scegliere direttamente. Ma quel diritto negato non annulla il dovere di chi oggi è chiamato a votare. Anzi, lo rafforza. Perché sindaci e consiglieri dovranno comunque rendere conto ai cittadini, che osservano, giudicano e attendono risposte.
Domenica 27 Aprile non conteranno solo i numeri, ma il significato che dietro quei numeri sapremo riconoscere. Un voto libero è un voto che lascia il segno.